Una personale di   Silvano Costanzo

A cura di Marisa Vescovo

Fortezza Castelfranco, via Caviglia, Finalmarina (Sv)
Dal 5 agosto  al 9 settembre 2007



   I paesaggi grigi e monotoni delle metropoli diventano fantastici miraggi colorati nella nuova mostra di Silvano Costanzo, una mostra vivace ed ironica,  percorsa da una vena post-surreale.
“Libere città” è un viaggio sorprendente attraverso un mondo di città medioevali e di città future, nelle quali il colore è il protagonista indiscusso.
La mostra, allestita nella fortezza Castelfranco a Finale Ligure, dal 5 agosto al 9 settembre 2007, è il primo atto di un trittico dedicato da Silvano Costanzo all’utopia urbana, ai suoi sogni e alla sua cruda realtà.
Le installazioni che introducono la mostra (e che sono poste al piano terra della fortezza)  sono l’allegoria di un cantiere, con cataste di legni colorati, elmetti messi in cornice, cartelli segnaletici trasferiti su tele. Sono le prime avvisaglie delle città che stanno nascendo e che si “sveleranno” negli spazi espositivi del piano superiore.
Qui l’artista inserisce nelle storiche pareti della fortezza delle nuove “finestre” che si aprono su impossibili paesaggi urbani. Sono paesaggi in campo lungo, dominati dalle skylines di coloratissimi e improbabili grattacieli, ma anche “citazioni” di città medioevali.
Nella grande parete che domina la sala principale e che apre questa seconda parte della mostra, una cinquantina di piccole tele quasi tridimensionali vanno a comporre in un grande puzzle una ipotetica e stilizzata città del Trecento.
Al centro della sala campeggia, in evidente contrappunto con l’atmosfera medioevale della parete, il “plastico” che Silvano Costanzo ha creato insieme all’architetto Walter Vallini. E’ il modello di una modernissima metropoli tridimensionale, in legno e plexiglas, dove luci e ombre  si intersecano e interagiscono in varie tonalità e sfumature di rosso.
Le altre tele situate al piano superiore aprono imprevedibili squarci prospettici nel piccolo labirinto di camere che compongono questa zona della fortezza. Accanto alle vere finestre con i loro “veri” paesaggi marini, compaiono scorci di fantastiche città, di coloratissime e quasi abbaglianti megalopoli, viste attraverso finestre dipinte, quasi dei trompe l’oeil, che attribuiscono il ruolo di “osservatore protagonista” ai singoli visitatori della mostra. Queste tele giocano sulla duplice prospettiva visiva “dentro-fuori” e sono una palese metafora dell’interagire tra mondo interno e mondo esterno, tra psiche e realtà.
La mostra conclude il suo percorso con un grande nido intrecciato con paglia, filo spinato e midollino, deposto davanti ad una vetrata a picco sul mare, come se fosse il nido di un rapace, nel quale vengono covate “uova di  grattacieli”.
“Libere città” è una metafora della crescita urbana tumultuosa, che risponde, di fatto, solo alle leggi imperscrutabili del caos.